lunedì 25 gennaio 2010

Lasciare le archeologie socialiste (e cristiane), ed entrare nel nel capitalismo (islamico)

La Georgia con il suo passato socialista ma proiettata verso l'america ci ha probabilmente fatto da filtro. Nella poverta' senza futuro dell'armenia vedere cento tassisti in un paesino di tremila anime, tutti in attesa di un improbabile cliente, era normale amministrazione. Non abbiamo capito neanche quando abbiamo notato che non si facevano la guerra tra loro, che era sempre e solo uno a offrirci il passaggio e a dirci il prezzo. Pensavamo "sono solidali ed efficienti, fanno cosi' perche' altrimenti si ucciderebbero per ogni cliente e la competizione farebbe abbassare il prezzo con un risultato negativo per tutti meno che per il passeggero".
Arrivati in Iran la realta' ci salta agli occhi, le trattative tranquille e private in Georgia, i dettagli delle apparenti contraddizioni sociali in Armenia riemergono e ci appaiono in una nuova luce.
L'Armenia e' povera almeno quanto l'Iran, ma i tassisti non si litigavano i clienti e le contrattazioni in pubblico erano generalmente diverse da quelle in privato all'interno della macchina. Anche loro avevano bisogno di soldi, ma c'era una specie di pudore a parlare di questo. In mezzo alla piazza, davanti ai ai passanti o ad i suoi colleghi, mai un tassista ha cercato di convincerci ad andare con lui abbassando i prezzi o parlando di quanto sia cara la benzina. Quando pero' ti trovi da solo con lui ecco che ti chiede piu' soldi, cerca di portarti in un albergo che conosce e dove prendera' una commissione.
Vedendo come qui in Iran ci saltino addosso in venti, ognuno che cerca di tirarti dalla sua parte con sorrisi, sconti e alzando la voce, proviamo un certo imbarazzo e capiamo come il comunismo abbia lasciato delle tracce profonde nella vita quotidiana degli armeni. I soldi servono, si, ma e' veramente vergognoso doverseli guadagnare a scapito del prossimo. Lo si fa anche li', ma di nascosto.

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